La Storia

I primi abitanti di questo arco alpino furoni i Liguri ad Occidente ed i Veneti ad Oriente tra cui vennero ad incunearsi i Galli Celtici, che ridussero progressivamente l’area precedentemente occupata dagli Etruschi (VI sec. a.C.).

Siamo quindi figli degli antichi Celti, che influirono molto sulle terre a Nord del Po prima che venissero defitivamente romanizzate. Toccò al console romano Marco Marcello metterli fuori combattimento. Nel 179 a.C. i Celti furono defitivamente dominati ed i passi alpini furono chiusi ad ogni ulteriore immigrazione. Col cadere di Roma imperiale crollano le dighe faticosamente costruite e di nuovo la fiumana barbarica irrompe violenta. Sembra proprio risalire a questo periodo il primo documento che riguarda Ardesio: in un atto del 15 maggio 409 si legge che Ardesio si sottomise alle orde di Alarico, re dei Visigoti, “con consegna comandata di armi e di uomini”.

Nel 464 scendono gli Alani col loro re Bergeor, ma presso Bergamo la loro avanzata è interrotta da una sconfitta clamorosa; gli scampati alla strage riparano verso i monti della Presolana, ma a Pagherola, ai confini di Ardesio, furono uccisi dagli abitanti dei villaggi.

Il 17 agosto del 774 Carlo Magno dona alla Canonica benedettina di S. Martino di Tours parecchie terre del Serio tra cui Ardesio. Notevolissima fu in questo periodo l’influenza dei monaci benedettini, che bonificarono le molte zone incolte della Valle.

Il vescovo di Bergamo, Ambrogio, nel 1026 cedette in permuta alcuni beni “in contrada di Torino, entro la città di Pavia ed in contrada di Milano ed il prevosto di S. Martino di Tours gli cedette in iscambio tutti i beni di diritto della destra canonica posti in Val Seriana, in Bondione, Gandellino, Ardesio, Clusone, Gromo ed in altri luoghi”.

Sucessivamente il vescovo Arnolfo venne in possesso delle miniere argentifere di Ardesio già acquistate nel 1077 da Gandolfo milanese dalla vedova di Alberico da Martinengo.

Nel 1156, in pieno Impero Romano Germanico, Federico Barbarossa dona al vescovo di Bergamo i distretti di Valle Seriana e Brembana. E fu in questo periodo che il potere del vescovo esercitò una politica altamente fiscale verso i nostri territori. Diede in feudo ad Oberto di Vimercate il territorio di Ardesio, ma le popolazioni si opposero con una resistenza che terminò nel 1179, quando il vescovo Guala riconsegnò al comune tutti i beni, fuorchè le miniere di argento ed il bosco Campello.

Dopo la vittoria dei Comuni contro il Barbarossa, asprezza inaudita raggiunse in alcuni borghi della Valle ed in certi momenti di passioni esasperate la lotta tra Guelfi e Ghibellini. Frati predicatori di concordia tra fazioni si presentano come mediatori. Toccò a Bernardino da Siena il successo: di lui si dice che sia passato in queste nostre contrade nei primi anni del XV secolo. Nel 1426 Venezia allargò i suoi confini, conquistò Brescia e Bergamo e si portò fino all’Adda. Un anno prima, Ardesio si era dato spontaneamente a Venezia.

La Repubblica confermò i privilegi e le franchigie già in vigore e divise il territorio in due “Quadre”, la quadra di Ardesio e quella di Clusone. Fu un lunghissimo periodo vissuto all’ombra della Serenissima che tornò a vantaggio della nostra terra, ma che certamente non fu privo di oneri. In un documento di Francesco Donato del 1551 abbiamo notizie di soldati di Ardesio schierati con le truppe venete in difesa dell’isola di Candia contro le invasioni turche.

Tutto durò fino al 1797 quando a Bergamo le truppe napoleoniche scacciarono l’ultimo rettore di Venezia. Non mancarono in Valle Seriana manifestazioni di ostilità contro i nuovi arrivati, ma questi reagirono con durezza inaudita. A Clusone fu innalzato “l’albero della libertà” che Luigi Bana, un boscaiolo di Ardesio di 28 anni ebbe l’ardire di abbattere. Pagò con la vita il coraggioso gesto. Ormai siamo in piena decadenza economica, che si protrae anche dopo il 1814, quando al governo francese subentra quello austriaco. Ma il risorgimento è già in atto.