Il Santuario della Madonna delle Grazie
ll Santuario di Ardesio è stato edificato nel luogo in cui il 23 giugno 1607 apparve la Beata Vergine. Quel giorno le due sorelle Maria e Caterina Salera si erano ritirate, su indicazione della madre, in una stanza della loro umile casa a pregare, per scongiurare un violento temporale. D’un tratto la stanza si illuminò di luce e improvvisamente apparve loro, davanti al grande affresco che ora funge da pala d’altare, la Madonna con il Bambin Gesù, seduta su un trono d’oro. Subito la tempesta si fermò e il cielo tornò sereno. La devozione alla Madonna di Ardesio è nata in quel periodo, ma è continuata e si è mantenuta con costanza nel tempo, tanto che già nel 1718 si rese necessario un ampliamento: alle tre campate originarie si aggiunse in quegli anni la quarta.
Il Capitolo Vaticano nel 1872 ha decretato l’incoronazione aurea della Venerata Effigie, compiuta il 24 giugno dello stesso anno con eccezionali solennità. La corona originale venne trafugata nel 1971 e sostituita con l’attuale.
Molte testimonianze raccontano di prodigi e grazie ricevute per intercessione della Madonna di Ardesio: questo ha portato e porta tuttora molti pellegrini in visita al Santuario.
L’affresco e la Stanza dei Santi
Nel presbiterio è collocata la famosa stanza dei Santi (conservata da casa Salera, la dimora in cui apparve la Vergine) con il grande affresco dell’Apparizione che domina l’Altare principale, realizzato dalla Bottega dei Fantoni di Rovetta. Con la costruzione del Santuario, della casa Salera venne conservata la parete di fondo a ovest e gli affreschi. L’affresco principale è datato 1449 e attribuito a Jacobus de Buschis (Giacomo Busca da Clusone), rappresenta l’estremo sacrificio di Cristo, in Croce, al centro dell’affresco. Accanto a lui ai piedi della croce da un lato ecco la figura straziante della Vergine e dall’altro un giovane San Giovanni Battista raccolto in preghiera. Il volto della Vergine è contratto in una smorfia di dolore per la perdita del figlio. Ai due lati della drammatica scena rappresentata nell’affresco vi sono due schiere di Santi. Da Sinistra: Agostino, padre della Chiesa, Giorgio, patrono di Ardesio, Giovanni Battista indica Cristo, Pietro mostra le chiavi del Regno dei Cieli; Paolo con in mano la spada simbolo del suo martirio; San Luca, l’evangelista, ha la penna in mano e mostra il cartiglio: “Qua hora non putatis, Filius Hominis veniet”.
In alto, sopra l’affresco, si trovano tre cartelle in rilievo raffiguranti: la “Visitazione”, lo “Sposalizio” e la “Fuga in Egitto”, ad opera degli scultori Fantoni di Rovetta. Nella volta campeggia la tela dell’Immacolata tra un coro di Angeli, dipinta da Domenico Carpinoni. Negli angoli e nei vani intermedi ci sono opere affrescate dal pittore Cesare Maironi. Sulle pareti di fianco vi sono due ovali con la “Deposizione della Croce” e la “Reposizione nel sepolcro”, attribuite ad Antonio Guadagnini. Ai piedi dell’ancona dell’affresco è collocato l’Altare Maggiore: un’armonia di marmi policromi, sculture e intarsi, opera dei Fantoni.
La costruzione del Santuario e del Campanile
Dopo che gli abitanti di Ardesio conseguirono la desiderata licenza di erigere sul luogo dell’Apparizione una chiesa a memoria, il comune, nella seduta di consiglio del 13 gennaio 1608, deliberò la somma di 4.300 lire imperiali per pagare la casa di Marco Salera e altre vicine. Queste vennero demolite, ad eccezione della “Stanza dei Santi”, che fu tenuta intatta per formarvi la cappella maggiore della chiesa. Il 24 giugno 1608, in solenne processione fu collocata la prima pietra.
Nel 1645 iniziò la costruzione del campanile, conclusasi circa vent’anni dopo con la spesa di ventimila scudi. Si adoperò marmo locale fornito dalla cava che ancor oggi è chiamata la “Cava della Madonna”. Raggiunge l’altezza di 68 metri, con una elegante linea architettonica che lo rende uno dei più ammirati della diocesi. La costruzione della struttura venne affidata all’architetto Giovan Maria Bettera da Gandino. Si racconta che il Cardinale Carrara, alla vista del campanile, affermasse alla presenza del Vescovo di Bergamo monsignor Paolo Dolfin: “Non ho visto cosa più solida né più elegante fuori delle porte di Roma”. Le otto campane in Re Bemolle maggiore classico che salutano i pellegrini furono fuse nella Fonderia Crespi da Crema nel 1780.
Il Compianto
Nello scurolo del Santuario è stato collocato il cosiddetto Sepolcro Fantoniano, composto dalle sette grandi statue. Ci sono: il Cristo Morto posto sul trono-letto, la Vergine Addolorata seduta ai piedi della Croce, la Maddalena, Giovanni Evangelista, Maria di Cleofa, Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo.
Nell’abbondante produzione sacra della feconda e geniale bottega dei Fantoni di Rovetta, uno dei soggetti più caratteristici sono proprio i compianti, realizzati tutti nel periodo della migliore floridezza della bottega: dal 1690 al 1782. Ultimo nel tempo è quello di Ardesio, commissionato per la figura di Cristo nel 1711 e per le altre nel 1782. Fu voluto dalla Confraternita dei Disciplini o dei Gonfaloni.
La Chiesa di San Pietro
Avvicinandoci ad Ardesio dal fondovalle, dopo il ponte di Ludrigno, subito si scorge la bellissima chiesetta di San Pietro. L’Oratorio, costruito sull’estremo limitare di un antico terrazzo fluviale, sembra sia sorto su una preesistente tribulina romanica, edificato probabilmente nel XIV secolo con sostanziali rifacimenti nel XV. Posteriore è la costruzione del porticato, avvenuta secondo le regole dettate da San Carlo Borromeo, quindi dopo le sue visite pastorali del 1575. Oggi possiamo osservare l’altare maggiore col sovrastante affresco attribuito ad Alessandro de Ardese e il dipinto del Battesimo di Cristo.
La Chiesa parrocchiale di San Giorgio
Risalendo da San Pietro la strada che conduce al centro, si scorge sulla destra la casa parrocchiale del XV – XVI secolo e davanti a quest’ultima una fontana con un mascherone e decorazioni scolpite nel marmo di Ardesio. Poco oltre ecco che si può ammirare l’imponenza della Chiesa Parrocchiale dedicata a San Giorgio Martire, il cui sagrato è ornato da due colonne, appartenenti alla prima costruzione del 1176. Nel 1455 il Vescovo favorì la costruzione di una nuova chiesa poi ampliata nel Settecento.
La seconda parrocchiale divenne centro di un’intensa vita cristiana che, oltre alle comuni pratiche religiose, si esprimeva in molteplici congregazioni chiamate scuole o confraternite. Tra tutte, si ricordano quella dei Disciplini e quella del Suffragio, che fece costruire nel 1762, nella nuova parrocchiale, l’altare dei morti.
La chiesa attuale con le ampie volte in tufo di Nasolino venne iniziata nel 1737 e terminata nel 1747, anno della consacrazione. Quella quattrocentesca non bastava più, soprattutto dopo l’Apparizione della Beata Vergine (1607). Il progetto inizialmente affidato ad Andrea Fantoni di Rovetta, venne ripreso e completato da Giambattista Caniana di Alzano. Il campanile in pietra locale fu eretto nel 1487, sopraelevato e completato da un bulbo in rame nel 1871. L’interno, in stile ionico, è costituito da una sola navata con volta a botte sorretta da quattro imponenti arcate. Al centro si ammira la figura di S. Giorgio e ai lati quattro momenti del martirio.
Nel Novembre del 1978 vennero commissionati i lavori di rifacimento della cupola in rame del campanile.
Il Sacello di S. Rocco
Piccolo gioiello, la cappelletta di S. Rocco conserva al suo interno affreschi quattrocenteschi recentemente restaurati. Raffigurati da sinistra: S. Rocco, S. Antonio Abate, S. Rocco, la Pietà, S. Sebastiano, S. Pietro e S.Paolo. All’interno è conservata la vasca battesimale della vecchia parrocchiale di Ardesio.
La Chiesa dei Disciplini
La Chiesa dei Disciplini si trova in piazza San Giorgio, sul sagrato della Parrocchiale. Era la chiesa della confraternita dei Disciplini o di San Bernardino. Inizialmente occupava solo la metà dell’attuale edificio: l’altra parte fungeva da portico. L’altare, con ancona in legno scolpito e intagliato, è un lavoro di pregio, oggi purtroppo molto deteriorato. La pala d’altare seicentesca raffigura la Pietà con la Maddalena e S. Bernardino. L’affresco esterno con il Crocifisso, la Madonna, la Maddalena, S. Bernardino e S. Giovanni con due disciplinati, porta la data 1622.
Il Palazzo municipale
Percorrendo la via Locatelli si giunge a piazza Monte Grappa, dove ha sede il Palazzo municipale (già Palazzo Garibaldi), tipica costruzione ardesiana del XVII secolo. Sotto i portici si possono vedere grezzi contorni di porte quattrocentesche, mentre nell’angolo a destra della facciata è conservato un bel mascherone scolpito in arenaria.
La Chiesa di S. Caterina
Nella piazzetta accanto al Municipio nel XV secolo sorgeva la chiesa del convento delle monache domenicane dedicata a S. Caterina, adibita agli inizi dell’Ottocento a casa di riposo (Ricovero Filisetti). Durante la ristrutturazione del ricovero sono stati rinvenuti avanzi di un campaniletto e due portali con lunette affrescate: quella centrale raffigura la Vergine con S. Caterina d’Alessandria, S. Chiara e gli offerenti; quella laterale il Cristo con la croce. Le due spalle di marmo dell’antica entrata della chiesa riportano la data di costruzione: 1522.
Il Palazzo del Vescovo
Nel cuore di Ardesio, nella piazza principale intitolata a Bonvicino Moretto di Ardesio, pittore locale del Cinquecento, domina il Palazzo Vescovile, costruzione del XII secolo. A piano terra si trova la stanza della Congregazione dei morti dove vi è conservato un antico affresco di una Danza Macabra, fortemente deteriorato dal tempo. All’esterno si può ammirare il portale in pietra decorata, recante la data 1672.
La Chiesa di Sant’Antonio al Zaffalino
La chiesetta venne fatta costruire nel Seicento da Pietro Cacciamali, per adempiere la volontà del defunto fratello don Bartolomeo. La chiesa è arricchita da affreschi ottocenteschi di Lattanzio Querena di Clusone come le due tele delle pareti laterali raffiguranti “Devozione a S. Antonio” e il santo stesso, chierichetto, che scaccia il Demonio. Sulla volta principale è dipinta la “Gloria di S. Antonio” e nei timpani quattro miracoli del Santo. La pala d’altare, rappresenta la “Madonna del Carmine con i S.S. Antonio, Luigi e Pietro Martire”. Vi è anche uno stemma con il nome della famiglia offerente “Bana Roncati”. Il campanile, più recente, è degli anni ’30.